Come parodontologo, una delle prime domande che rivolgo ai miei pazienti durante la visita è: “Fuma?”. Questa non è semplice curiosità professionale, ma una questione fondamentale per comprendere il rischio di sviluppare la parodontite e prevedere la risposta alle terapie. Il fumo è infatti uno dei fattori di rischio più determinanti per la salute delle gengive. La nuova classificazione mondiale delle malattie parodontali ha inserito il fumo, insieme al diabete, tra i modificatori di grado della parodontite, con un aumento del rischio di perdita di attacco da due a otto volte rispetto ai non fumatori.

Come il fumo accelera la progressione della parodontite

Il fumo non si limita a macchiare i denti o causare alito cattivo: ha effetti profondi sui tessuti parodontali che accelerano lo sviluppo e la progressione della malattia. La nicotina, con il suo effetto vasocostrittore, riduce l’apporto di ossigeno e sangue al microcircolo parodontale, creando una condizione di sofferenza del tessuto che lo rende più vulnerabile alle infezioni.

A livello microscopico, il fumo provoca una disbiosi del microbiota sottogengivale, uno squilibrio batterico che precede addirittura i segni clinici della malattia. Nei fumatori si selezionano batteri più aggressivi, capaci di sopravvivere in un ambiente con scarso ossigeno, mentre si riduce la risposta del sistema immunitario all’insulto microbico. Questo spiega perché nei fumatori la parodontite si sviluppa più precocemente e progredisce più rapidamente verso forme severe. Un aspetto particolarmente insidioso è che nei fumatori i sintomi possono essere mascherati. La vasocostrizione causata dalla nicotina riduce il sanguinamento gengivale, spesso il primo campanello d’allarme della parodontite. Le gengive appaiono meno infiammate superficialmente, ma la malattia continua a progredire in profondità, danneggiando l’osso di supporto dei denti.

Gualini - Parodontologia

La risposta ai trattamenti è compromessa nei fumatori

Quando devo trattare un paziente fumatore con parodontite, sono sempre molto chiaro: il fumo non solo favorisce la malattia, ma riduce drasticamente l’efficacia di qualsiasi terapia parodontale.  Sia i trattamenti non chirurgici che quelli chirurgici o rigenerativi hanno risultati meno soddisfacenti nei fumatori rispetto ai non fumatori.

La ricerca scientifica ha dimostrato un effetto dose-dipendente: più sigarette si fumano al giorno, peggiori sono i risultati del trattamento. Questo accade perché il fumo rallenta i processi di guarigione dei tessuti, ostacola la rigenerazione dell’osso e del legamento parodontale, e mantiene un ambiente batterico sfavorevole nonostante le cure professionali. Gli studi dimostrano che i fumatori hanno un rischio fino a tre volte maggiore di perdere i denti a causa della parodontite rispetto ai non fumatori. Inoltre, il fumo aumenta anche il rischio di malattie peri-implantari e di insuccesso degli impianti dentali, limitando le possibilità di riabilitazione anche quando i denti naturali sono già stati persi.

Fumo e rischi per la salute generale: oltre la bocca

Come odontoiatra, devo ricordare ai miei pazienti che la salute orale è strettamente legata alla salute generale dell’organismo. Il fumo non danneggia solo denti e gengive, ma rappresenta il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, aumentando significativamente il rischio di infarto, ictus e arteriopatie. A parità di altri fattori di rischio, chi fuma ha una probabilità mediamente doppia di andare incontro a un evento cardiovascolare nei dieci anni successivi.

Il fumo innesca una risposta infiammatoria sistemica e compromette il sistema immunitario, aumentando il rischio non solo di infezioni respiratorie, ma anche di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide. È responsabile del 90% dei tumori polmonari e di circa il 30% di tutti i decessi per cancro, inclusi quelli di cavo orale, laringe, esofago, pancreas, vescica e molti altri. Nei pazienti diabetici, il fumo aggrava ulteriormente la situazione, aumentando il rischio di complicanze come nefropatia, perdita della vista, arteriopatia e neuropatia periferica. In media, un fumatore ha una vita più breve di otto anni rispetto a un non fumatore.La buona notizia è che smettere di fumare riduce gradualmente questi rischi. Anche se gli ex fumatori non raggiungono mai completamente i livelli di rischio di chi non ha mai fumato, i benefici della cessazione sono evidenti già nelle prime settimane e continuano ad aumentare nel tempo. Smettere di fumare riduce significativamente il rischio di malattie cardiovascolari, tumori e patologie respiratorie, e migliora notevolmente la risposta ai trattamenti parodontali.


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Strategie concrete per proteggere denti e gengive:

  1. La cessazione del fumo è prioritaria: considero i fumatori pazienti ad alto rischio di insuccesso terapeutico. Smettere di fumare non è facile e spesso non è possibile farlo da soli. Per questo motivo, consiglio sempre di rivolgersi ai Centri Antifumo presenti sul territorio, strutture specializzate che offrono percorsi personalizzati e trattamenti integrati per smettere di fumare. Questi centri, che appartengono al Servizio Sanitario Nazionale, alla LILT o al privato sociale, mettono a disposizione un’équipe multidisciplinare di medici, psicologi e infermieri che utilizzano sia terapie farmacologiche sia supporto psicologico individuale o di gruppo. Per trovare il centro più vicino, è possibile consultare la guida dell’Istituto Superiore di Sanità o chiamare il Telefono Verde contro il Fumo 800 554088, un servizio nazionale gratuito e anonimo
  2. Controlli più frequenti: Nei fumatori che non riescono a smettere immediatamente, programmo visite di controllo e sedute di igiene dentale professionale più ravvicinate, generalmente ogni 3-4 mesi invece dei classici 6 mesi. Questo permette di intercettare precocemente eventuali peggioramenti.
  3. Igiene domiciliare meticolosa: insisto ancora di più sull’importanza di spazzolamento accurato almeno due volte al giorno, uso quotidiano di filo interdentale o scovolini, e eventualmente collutori specifici. L’igiene domiciliare impeccabile può in parte compensare gli effetti negativi del fumo.
  4. Monitoraggio stretto dopo i trattamenti: dopo terapie parodontali, seguo i pazienti fumatori con particolare attenzione perché la guarigione è più lenta e il rischio di recidive più elevato.

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Proteggere il sorriso quando si fuma richiede un impegno maggiore, ma è assolutamente possibile.  L’ideale, ovviamente, è smettere completamente. I tessuti parodontali iniziano a beneficiare della cessazione del fumo già nelle prime settimane, e nel giro di alcuni anni il rischio di parodontite si avvicina a quello dei non fumatori.

Come parodontologo, il mio ruolo è supportare ogni paziente nel raggiungimento della migliore salute orale possibile, fornendo gli strumenti e l’assistenza necessari per proteggere non solo il sorriso, ma anche la salute generale.

Dr. Giacomo Gualini

Implantologia, chirurgia orale, parodontologia, endodonzia, protesi.

Poliambulatorio Odontoiatrico Gualini: specialisti del sorriso da quattro generazioni.